Aaron, Aron e Alone: facciamo chiarezza

L’opera Saint Seiya: Lost Canvas è pubblicata in molte parti del mondo da anni, eppure la questione circa il nome dell’antagonista principale è ancora aperta e suscita confusione. In questo articolo analizzeremo le dietrologie dietro le principali trascrizioni del nome e cercheremo di spiegare i vari processi cognitivi che hanno portato alla scelta del nome Aaron da parte del nostro gruppo.

Ma partiamo dai fondamentali: il codice di traslitterazione Hepburn. Tale codice fu ideato alla fine del 1800 per permettere la trascrizione dei suoni della lingua giapponese con l’alfabeto latino. Il codice Hepburn rappresenta ancora oggi il mezzo di traslitterazione più usato.

Quindi proviamo tutti assieme a vedere a quali caratteri latini corrisponde il nome in giapponese del nostro Aaron:

アローン

= A
= RO (oppure LO, dato il suono identico in giapponese)
= simbolo macron, usato per indicare la lettura allungata del suono vocalico
= N

Mettiamo assieme e vediamo pertanto la forma formalmente corretta che ne viene fuori: Arōn, oppure Alōn.
Volendo eprimere a lettere anche il simbolo macron, possono essere tenute in considerazione anche le varianti Aroon e Aloon.

Potremmo fermarci qui e scegliere una della forme precedenti, come del resto ha fatto l’edizione italiana Paninicomics scegliendo Aron; ma bisogna considerare anche altre cose. Non dimentichiamo che stiamo parlando sempre di trascrizione fonetica, pertanto una “e” finale che non ha suono in inglese potrebbe anche essere aggiunta, cambiando la traslitterazione formale, ma non rendendola del tutto inesatta. Comunque senza dimenticare che il sistema Hepburn si basa sulla fonologia italiana per i suoni vocalici e non su quella inglese, quindi questo accorgimento è parecchio elastico, ai limiti della forzatura.
Vediamo quindi il formarsi di Arone e Alone, versioni entrambe accettabili anche se ricavate in maniera molto meno diretta.

Cosa scegliere, dunque?
Il nostro gruppo ha affrontato la questione da un punto di vista filologico, cercando di trasmettere al meglio le intenzioni dell’autrice originale Shiori Teshirogi.
Siamo nell’Italia del 1700, si tratta di un nome proprio, la formazione e la nascita del personaggio sono strettamente cattoliche e la figura del personaggio va delineandosi verso una certa direzione.
Da qui l’intuizione: Shiori Teshirogi, con Aron, voleva dargli il nome del personaggio biblico?
L’ebraico ʾAhărōn, traslitterato anche come Aaron e Aronne era l’indiziato principale in tal senso visto che si avvicinava moltissimo alla trascrizione Hepburn e copriva qualsiasi questione filologica egregiamente.
La risposta sembrava scontata, ma bisognava valutare anche le alternative e tra di esse solo una era una parola di senso compiuto: Alone, termine inglese, non nome, che come avverbio vuol dire “da solo“, mentre come aggettivo “solo” e che foneticamente si scrive əˡləʊn.
Quanto poteva essere nelle intenzioni della Shiori dare per nome un aggettivo o avverbio inglese ad un ragazzo profondamente cattolico del XVIII secolo, in Italia e che fondamentalmente “da solo” non era stato mai?

La nostra soluzione quindi non stupisce, infatti migliorie in fase di adattamento non sono una prassi insolita, purché non si stravolga o disattenda le intenzioni originali. Un caso simile, ma di più semplice soluzione, è stato Sisyphus, trascritto dall’opera secondo il sistema Hepburn in Sisyphos: qui era chiara l’intenzione di dare il nome del personaggio mitologico, il cui nome corretto è con la “u” e non la “o”; un piccolo errore dell’originale rimediabile in adattamento.

Purtroppo intervenne un nuovo fattore sulla questione, un fattore esterno.
Il crescente successo del manga Lost Canvas spinse per la nascita della sua trasposizione animata, affidata alla TMS. Quest’ultima quindi prese gli accorgimenti necessari per massimizzare i guadagni e minimizzare i rischi.
Una delle scelte, ad esempio, fu quella di dare sia a Thanatos sia ad Hypnos il simbolo del pentacolo, la stella a 5 punte, eleminando la  stella a sei punte che esponeva la produzione al rischio di critiche politico-religiose.
Un’altra scelta, che interessa da vicino l’argomento dell’articolo, è stata quella di dare la loro, riconoscibile quindi come ufficiale, versione di traslitterazione di  アローンAlone.

Le motivazioni possono essere molteplici, la principale, probabilmente, è il suono esterofilo dell’inglese, molto apprezzato in Giappone e visto come uno strizzare l’occhio ad un mercato più ampio. Sostanzialmente, una motivazione poco diversa per la quale molte nomenclature, non solo in Saint Seiya, sono in lingua inglese, anche quando tale lingua ha poco o nulla a che fare col contesto.
I più attenti avevano dato il giusto valore a questo dato, del resto è riconosciuta come ufficiale anche la Taizen e non per questo viene presa per oro colato, anzi.

Ma la gran parte dei lettori dovette cedere a questa interpretazione quando anche la Shiori, su pressioni di Kurumada, nel capitolo 134 – L’Esplosione della Vita, in un flashback sembrava concedersi a tale soluzione: Tenma bambino domanda ad Aaron se il suo nome vuol dire “solo”; ovviamente con la parola “solo” scritta in modo differente.
Soprassedendo a quanto strano possa essere che un bambino giapponese vissuto in Italia quasi 300 anni fa, povero e scolasticamente ignorante conoscesse la lingua inglese, c’è da notare che non è la prima volta che la Shiori lasci passare questi dettagli venuti “dall’alto”, cercando di recuperarli poi in altri modi.
Un esempio può essere Suikyo, il nome che la Shiori ha concesso all’uomo posseduto dalla Stella Malefica di Aiacos Garuda, riprendendolo dal nome dello Spectre Suikyo, il Garuda del 1700 del Next Dimension. Ma si possono fare parecchi altri esempi, probabilmente ne parleremo in un articolo a parte.
Per il gruppo quindi  fu una scelta importante: assecondare una commercialata ufficiale oppure continuare a perseguire quelle che riteniamo essere le intenzioni originali dell’autrice, assieme a quanto portava il ragionamento filologico.
Avendo ottimi traduttori e ottimi adattatori e non dovendo subire pressioni esterne, la nostra soluzione fu la seguente:

Probabilmente la maggior parte dei traduttori inesperti e senza padronanza sulle lingue avrebbe fatto diversamente, accettando passivamente anche gli errori, ma la nostra edizione, col tempo, ha sempre cercato di guadagnare in qualità e, fortunatamente, fino ad ora siamo lieti dei risultati ottenuti.
Ed infatti il corso degli eventi narrati in seguito in Lost Canvas ci ha dato ragione sulla figura di questo personaggio, splendidamente in linea col significato ebraico del suo nome:  Portatore di Martìri.

In conclusione, sebbene la questione resti aperta al gusto personale, speriamo di avervi aiutato a dissipare un po’ della confusione che era nata attorno a questo nome e di avervi fornito una preparazione adeguata per poter scegliere autonomamente e con cognizione di causa la vostra forma preferita.